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Specie botaniche
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Fraxinus
Fraxinus
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Leucojum aestivum
Leucojum aestivum
La campanella maggiore è una specie a distribuzione centroeuropeo-caucasica presente in quasi tutte le regioni dell’Italia settentrionale (manca in Piemonte, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige), in Toscana e, con una sottospecie diversa, in Sardegna. La distribuzione regionale si concentra nettamente nella bassa pianura friulana e nei luoghi umidi del Carso (ad esempio presso il Lago di Doberdò), con rare e sparse stazioni altrove. Cresce in prati umidi torbosi e ai margini delle paludi, su suoli limoso-argillosi imbibiti d’acqua, dal livello del mare a 300 m circa. Tutta la pianta e soprattutto i bulbi contengono alcaloidi che le rendono tossiche. Il nome generico era già in uso presso gli antichi, ma probabilmente per una pianta diversa: deriva dal greco 'leukós' (bianco) e 'íon' (viola, violetta); il nome specifico fa riferimento alla fioritura più tardiva rispetto a quella di L. vernum. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: marzo-maggio.
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Kosteletzkia pentacarpos
E’ una pianta erbacea perenne che può arrivare a 2 metri di altezza, ma in genere rimane sugli 80-120 cm. Il fusto è cavo, molto ramificato in genere, coperto da peli a stella-ovate a ovate, le foglie con 3-5 lobi. Fiori numerosi, con petali roseo- violetti, raramente bianchi, frutti a capsula pelosa suddivisa in 5 settori contenenti ciascuno un seme. I semi possono conservare la fertilità anche per 20 anni, ma una serie di agenti patogeni possono ridurne drasticamente il numero.
E’ una specie alofila, cioè che sopporta alte concentrazioni di sale nel terreno, che vive nelle zone di retroduna. Il suo areale è molto ampio e include il Nord America e molte regioni mediterranee (Italia, Spagna, Francia), ma in Europa è fortemente ridotta a causa della pressione antropica e attualmente ridotto a singole popolazioni isolate fra loro, per cui è soggetta a protezione a livello internazionale ((Direttiva Habitat 92/43/UE). Un tempo in Italia era presente in diverse regioni da cui è scomparsa (Toscana, Lazio, Campania e Puglia) e ad oggi è presente solo in Veneto ed Emilia Romagna.
Il genere è dedicato a Kosteletzky, professore di Botanica Medica a Praga; il nome della specie deriva dal greco "pénte" cinque e "carpόs" frutto, in riferimento alla capsula con 5 loculi.
Nela Lista Rossa del Veneto le viene attribuito un livello di rischio “CR”, cioè gravemente minacciata di estinzione.
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Parietaria officinalis
L’erba vetriola comune è una specie dell’Europa centro-meridionale presente in tutte le regioni dell’Italia continentale salvo che in Calabria. Cresce in vegetazioni disturbate quali orli di boscaglie e siepi, a volte alla base di muri in situazioni piuttosto ombreggiate, su suoli argillosi piuttosto freschi e ricchi in composti azotati, dal livello del mare a 900 metri circa. La pianta ha proprietà diuretiche, ma il polline è fortemente allergenico; le giovani foglie lessate venivano consumate come gli spinaci. Il nome generico si riferisce al fatto che molte specie crescono su muri; il nome specifico deriva dal latino 'officina' (officina, farmacia) e fa riferimento all’uso a scopo medicinale. Forma biologica: emicriptofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-ottobre.
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Allium cepa
La cipolla (dal latino 'caepula') è ampiamente coltivata come alimento e condimento; non si conoscono popolazioni selvatiche, ma specie affini sono presenti in Iran e in Asia Centrale. La specie raramente appare in modo effimero allo stato subspontaneo presso gli abitati. la coltivazione potrebbe aver avuto inizio in Mesopotamia o nell'antico Egitto: l'uso delle cipolle nelle sepolture è dimostrato dai resti di bulbi rinvenuti nelle orbite di Ramesse II. Nell'antica Grecia gli atleti mangiavano cipolle in grandi quantità, poiché si credeva che esse alleggerissero il sangue; i gladiatori romani si strofinavano il corpo con cipolle per rassodare i muscoli. Le cipolle sono ricche di vitamine e sali minerali e il caratteristico odore dei bulbi tagliati è dovuto all'abbondanza di solfossidi; affettare le cipolle fa lacrimare gli occhi perché dei precursori presenti nel citoplasma, gli alchil o alchenil cisteina solfossidi, dopo il taglio si combinano con la allinasi producendo acidi solfenici, piruvato e ammoniaca; l'acido sulfenico, se attaccato da un secondo enzima produce una molecola volatile e idrosolubile che, quando entra in contatto con l'umore acquoso presente sul bulbo oculare, si trasforma in acido solforico. Il nome generico, già in uso presso i romani, deriva da una radice indoeuropea che significa 'caldo', 'bruciante', per l'odore e sapore pungenti dei bulbi. Forma biologica: geofita bulbosa. Periodo di fioritura: giugno-agosto.
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Cycas revoluta
La cycas, scoperta alla fine del Settecento, è nativa del Giappone meridionale; fu messa per la prima volta a dimora in Europa nel 1793, presso l'Orto botanico di Palermo. Cresce in terreni sabbiosi, ben drenati, in aree con estati molto calde (temperature medie di 30-35°C) ma tollera anche climi con temperature più basse; l’occasionale esposizione a temperature al di sotto dello zero può però causare danni alle foglie. Il midollo del tronco è utilizzato per la preparazione del sago, una fecola di impiego alimentare; nei luoghi di produzione il sago rappresenta un prodotto di notevole importanza alimentare e viene anche esportato. La pianta, anche in quantità limitate, se ingerita da cani o gatti può provocare danni respiratori ed epatici, e nei casi più gravi la morte; il nome specifico si riferisce al caratteristico aspetto revoluto delle foglie giovani.
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Catharanthus roseus
Il genere Catharanthus comprende otto specie di cui sette endemiche del Madagascar e una di origine indiana. Tra queste la più nota è C.roseus (o pervinca rosa del Madagascar), una pianta erbacea sempreverde a portamento cespuglioso, con foglie lucide e coriacee di forma ovale e fiori piuttosto grandi, di colorazione variabile dal bianco al rosa scuro, con colorazione più intensa al centro. Diffusamente utilizzata da secoli nella medicina Ayurvedica e in quella cinese, da alcune decine di anni si è scoperto che l’intera pianta essiccata contiene diversi alcaloidi di uso medicinale, fra cui la vinblastina e la vincristina impiegate per curare diverse patologie tra cui la leucemia e altre forme tumorali.
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Diospyros kaki
Il genere Diospyros ha distribuzione prevalentemente tropicale e include molte piante di interesse economico, soprattutto per il legno duro e compatto (ebano); il caco è originario dell'Asia orientale (Cina nord-occidentale) e si estese per coltivazione in Corea e Giappone sin da tempi antichi. Fu introdotto in Europa intorno alla metà dell'Ottocento. In Italia i primi impianti specializzati per la produzione di frutti sorsero nel Salernitano dopo la prima guerra mondiale; coltivato (con numerose cultivar) sia per la produzione di frutti che a scopo decorativo in parchi e giardini, dal livello del mare ai 600 metri circa, non tende ad inselvatichire. Il caco è uno dei più antichi alberi da frutto coltivati dall'uomo (in Cina da più di 2.000 anni). È definito dai cinesi 'l'albero delle sette virtù': vive a lungo; dà ombra; permette agli uccelli di nidificare fra i rami; non è attaccato da molti parassiti; in autunno ha foglie decorative giallo-rosse che permangono sino ai geli; il legno è un buon combustibile; il fogliame caduto concima il terreno. Il nome generico è dato dall'unione dei due termini greci antichi 'diós' (Dio) e 'pyrós' (frutto) e letteralmente significa 'frutto degli dei'; il nome specifico è uno dei nomi giapponesi della pianta. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: maggio-luglio.
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Lavandula augustifolia
La lavanda a foglie strette è una specie con distribuzione mediterranea a baricentro occidentale, in Italia coltivata quasi ovunque ma presente allo stato spontaneo in poche regioni, prevalentemente lungo le coste tirreniche della Penisola. Cresce in macchie basse e garighe su substrati prevalentemente silicei. Viene coltivata sia a scopo ornamentale che per l'estrazione degli olii essenziali ampiamente usati in profumeria. Gli antichi Greci chiamavano questa pianta ‘nardo’, alludendo alla città siriana di Naarda: era una delle erbe sacre usate nel tempio di Gerusalemme (il nardo è menzionato più volte nella Bibbia, come ad es. nel Canto di Salomone). Conosciuta fin dai tempi più antichi per le proprietà antisettiche, analgesiche, battericide, vasodilatatorie, è considerata un blando sedativo. Il nome generico si riferisce all'antico uso per profumare i vestiti appena lavati, quello specifico alle foglie strette e sottili. Forma biologica: nanofanerofita. Periodo di fioritura: giugno-settembre.
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Vaccinium myrtillus
Il mirtillo nero è una specie a vasta distribuzione circumboreale presente lungo tutto l'arco alpino e sull'Appennino sino al Molise, divenendo sempre meno frequente verso sud. Cresce formando popolamenti densi in brughiere di altitudine e in peccete e faggete altomontane, su suoli profondi, freschi, acidi, ricchi in humus, con optimum dalla fascia montana superiore a quella subalpina, raramente anche più in basso. I frutti del mirtillo sono notoriamente commestibili sia crudi sia in marmellate e sciroppi e contengono un pigmento colorante blu del tipo degli antociani (mirtillina), utilizzato anche come colorante naturali per alimenti con la sigla E163. Le foglie hanno proprietà astringenti. Il nome generico, già usato da Virgilio, probabilmente deriva dalla latinizzazione del greco arcaico 'vakintos' (giacinto a fiore blu) con trasposizione del significato a 'bacca blu', quella del mirtillo nero; il nome specifico in latino significa 'piccolo mirto', in riferimento alla vaga somiglianza delle foglie e dei frutti con quelli del mirto. Forma biologica: camefita fruticosa. Periodo di fioritura: giugno-luglio.
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Salix alba
Il salice bianco è un albero deciduo diffuso nelle porzioni centro-meridionali dell’Eurasia, presente in tutte le regioni d'Italia. Cresce in aree umide presso laghetti e lungo canali e corsi d’acqua svolgendo una funzione di consolidamento del terreno, su suoli da argillosi a fangosi periodicamente inondati, ricchi in basi e composti azotati, dal livello del mare alla fascia montana inferiore. Il legno non marcisce presto in terreni saturi di acqua; i rami giovani, soprattutto di piante capitozzate, sono utilizzati come vimini per la costruzione di ceste, sedie, ecc. La scorza contiene acido salicilico, componente essenziale dell'aspirina. Con le foglie si tingeva la lana di giallo. Il nome generico, di antico uso, è di origine incerta: forse deriva dal celtico 'sal lis' (presso l'acqua); il nome specifico si riferisce al colore biancastro della pagina inferiore delle foglie. Forma biologica: fanerofita scaposa. Periodo di fioritura: febbraio-aprile.
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Cannabis sativa
La canapa è una pianta annua di origine centroasiatica coltivata da millenni per l'ottima fibra tessile, i semi oleosi e i ben noti principi psicoattivi. Per quanto la coltura sia in forte declino, in Italia è ancora presente come avventizia in quasi tutte le regioni, compreso il Friuli-Venezia Giulia. Prove dell'utilizzo della cannabis si hanno fin dai tempi del Neolitico, testimoniate dal ritrovamento di alcuni semi fossilizzati in una grotta in Romania; il più antico manufatto è un pezzo di stoffa di canapa risalente all'8000 a.C. La produzione commerciale di canapa in occidente prese vigore nel XVIII secolo a causa della espansione coloniale e navale che richiedeva grandi quantità di canapa per la produzione di corde, vele e stoppa. La fibra tessile di canapa viene ottenuta dal floema dei fusti; le fibre, tuttora largamente utilizzate dagli idraulici come guarnizione, vengono usate per la produzione di tessili e corde e per centinaia di anni, fino alla seconda metà del Novecento, furono la materia prima principale per la produzione di carta. La coltura della canapa per usi tessili ha una antica tradizione in Italia, legata soprattutto all'espandersi delle Repubbliche marinare, così come la tradizione di utilizzarla per telerie ad uso domestico: le tovaglie di canapa in Romagna decorate con stampi di rame nei due classici colori ruggine e verde sono prodotte ancor oggi. I semi (ricchi di acidi linoleici, vitamine e amminoacidi essenziali) sono usati come mangime per gli uccelli e per la spremitura di un olio utilizzato anche come combustibile. I fiori (e in misura minore le foglie, i fusti e i semi) contengono cannabinoidi psicoattivi che vengono consumati per scopi ricreativi, medicinali e spirituali. La concentrazione delle sostanze psicoattive è molto variabile tra i diversi cultivar, variamente trattati a livello tassonomico come specie distinte, varietà o sottospecie. Fumatori di cannabis dell'antichità furono popolazioni hindu di India e Nepal e gli Hashashin, presenti in Siria, dai quali prese il nome l'Hashish. La cannabis fu anche utilizzata dagli assiri, che ne appresero le proprietà psicoattive dagli arii la fecero conoscere anche a sciti e traci, che cominciarono a farne uso anche durante i loro riti religiosi. Alcune fonti ne hanno fatto risalire l'uso in Grecia già nell'800 a.C. Nell'Europa centrale, ancor prima dell'espansione dell'impero romano, la cannabis era già coltivata e usata nelle isole britanniche dalle tribù dei celti e dei pitti (III-IV sec. a.C.). Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia menziona le proprietà terapeutiche dell'erba. Nel Medioevo l'uso proseguì lecitamente sino al 1484 quando una bolla papale ne vietò l'uso ai fedeli. Il nome generico è quello usato dagli antichi romani, il nome specifico in latino significa ‘coltivata’. Forma biologica: terofita scaposa. Periodo di fioritura: giugno-settembre.